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    Smart working, possibile proroga per il 2023?

    A causa dei aumenti dei casi Covid-19 parrebbe possibile una proroga delle norme relative allo smart working per il 2023. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha dichiarato di aver avanzato la richiesta al governo.

    Se il giorno 15 dicembre, in seguito alla nuova riunione dell’Osservatorio sul lavoro agile, sarà confermato, i lavoratori fragili e i genitori di minori di 14 anni potranno ancora lavorare da casa, sempre che a usufruirne sia un solo genitore e se la mansione svolta è compatibile con il lavoro da casa.

    Sarà reso noto anche se la comunicazione telematica dello smart working per i lavoratori del settore privato, sia possibile anche senza la sottoscrizione dell’accordo individuale.

    Ricordiamo che le norme atuali saranno in vigore fino al 31 dicembre 2022.

    La fragilità del lavoratore dipende dall’età e dalle patologie pregresse, che incrementano la sua vulnerabilità.

    L’età avanzata (>55 anni) e la presenza di più di  una patologia rappresentano in conclusione “aggravanti”, mentre sono meno rilevanti le situazioni ben compensate e sotto efficace controllo farmacologico

    In base all’articolo 26 comma 1 bis de DL 104/2020 i “lavoratori fragili” sono dipendenti pubblici e privati che siano in possesso di una certificazione rilasciata dalle autorità sanitarie o dal medico di base.

    Nella categoria dei lavoratori fragili sono attualmente inseriti i pazienti sottoposti a chemioterapia, gli immunodepressi, i portatori di disabilità, gli ammalati di patologie degenerative individuate dal ministero della Salute.

    Oggi, vi è un generale consenso a considerare anche la gravidanza tra le condizioni di ipersuscettibilità. Recentemente il Centers for Disease Control and Prevention ha infatti osservato che sulla base di ciò che conosciamo in questo momento, le donne in gravidanza sono a maggior rischio di gravi malattie da COVID-19 e morte, rispetto alle donne non in gravidanza. Inoltre, le donne incinte con COVID-19 potrebbero essere a maggior rischio di altri esiti avversi, come la nascita pretermine (partorire il bambino prima di 37 settimane).

    Anche che l’uso di oppioidi può causare una respirazione inefficace, che può portare a una diminuzione dell’ossigeno nel sangue, a danni cerebrali o a morte. D’altra parte l’uso di stimolanti come cocaina, anfetamina e metanfetamina può causare problemi di salute acuti come ictus, infarti, ritmo cardiaco anomalo e convulsioni, nonché condizioni più croniche come danni cardiaci o polmonari che possono rendere la malattia da Covid-19 ancora più severa.

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