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    • Giusi Pintori
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    Covid: smart working fino al 31 marzo 2023. Che cosa succederà ai lavoratori fragili?

    La pandemia da coronavirus ha rivoluzionato il mondo del lavoro e ha riportato l’attenzione su temi di fondamentale importanza nei luoghi di lavoro. Uno fra tutti il tema della sicurezza. La triste verità è che i lavoratori fragili si troveranno dinanzi a una scelta tra due diritti fondamentali: quello della tutela della salute e quello del lavoro.

    Il rischio è perdere migliaia di posti di lavoro in quanto non tutti i lavoratori fragili possono svolgere il lavoro in modalità agile.

    La proroga di tre mesi appena avvenuta, prossima alla scadenza, non è soddisfacente.

     Rispettare le diversità e garantire equità per ottenere inclusione è l’approccio suggerito da Uniciv, Unione invalidi civili, realtà che si sta facendo strada in Italia in tema di tutela dei diritti delle persone fragili.

    L’aumento, rispetto alla settimana precedente, della percentuale dei casi segnalati nella popolazione suggerisce che il Covid non sarà un ricordo nel giro di poco tempo ed è doveroso tutelare le categorie dei lavoratori fragili.

    Le persone fragili, a causa delle patologie di cui sono affette, una volta contratto il Covid-19, hanno un’incidenza maggiore di andare incontro ad una malattia grave con rischio di morte, così come indicano chiaramente la letteratura scientifica e dati

    L’esperienza pandemica ci ha fatto capire quanto è importante tutelare in modo attento la salute nei luoghi di lavoro. Questa rinnovata attenzione sarà sempre più efficace quanto più l’adozione delle misure di prevenzione e i protocolli saranno condivisi e decisi da tutti i protagonisti: azienda, lavoratori ed esperti della materia.

    Mentre il Covid ha gettato il paese nello scompiglio in ogni ambito, compreso il lavoro, sta anche gettando una luce più intensa sui modi in cui le patologie invalidanti influiscono sulla produttività e sulla partecipazione della forza lavoro oltre che sulla permanenza nei luoghi di lavoro.

    Dovremo ripensare il modo in cui ricerchiamo e trattiamo queste malattie e il modo in cui ci avviciniamo sui posti di lavoro. E’ necessario tener conto che una ampia fetta della popolazione potrebbe improvvisamente aggravare la sua salute e la sua invalidità.

    Al quadro illustrato si aggiungano i casi di coloro che hanno contratto il Covid e riportano a significative conseguenze sulla salute a lungo termine come l’insufficienza respiratoria. Ma abbiano anche persone che presentano sintomi a lungo termine più invisibili, come affaticamento, annebbiamento del cervello, depressione”, queste sono totalmente ignorate e hanno molta difficoltà a dimostrare che hanno contratto un’invalidità. E dal 31 marzo dovranno lavorare in presenza.

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